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In tavola anche l’occhio vuole la sua parte, perciò insieme a erbe, alghe, spezie e novel food vari, anche petali e corolle entrano nel piatto degli appassionati di cibo.
Tavole sempre più green
Negli ultimi anni la cucina si è fatta sempre più “verde”, non solo per la crescente attenzione a un’alimentazione sostenibile per il pianeta e rispettosa dell’ecosistema, ma anche perché si tende a dare una sempre maggiore rilevanza all’elemento vegetale, puntando su ingredienti il più possibile naturali, provenienti dalla terra, coltivati in modo biologico e raccolti direttamente in natura. Abbondano così sulle tavole moderne ortaggi e verdure di tutti i generi, ma anche erbe spontanee e fiori.
La nouvelle cousine guarda al passato
Per quanto il vezzo di portare i fiori in cucina possa sembrare innovativa e raffinata, in realtà si tratta di un’abitudine che affonda le radici nel passato, che appartiene alla tradizione culinaria italiana da tempi immemori e di cui si conserva traccia anche in molte ricette conosciute e apprezzate ancora oggi, nel Bel Paese e non solo. Un esempio è rappresentato dai carciofi, protagonisti di diverse ricette tradizionali (per esempio i celebri carciofi alla romana). Erroneamente considerati i frutti della pianta Cynara cardunculus ne sono in realtà i fiori (detti anche boccioli o capolini) che vengono raccolti quando sono ancora immaturi, senza veri e propri petali ma con brattee dure e coriacee che però tendono ad ammorbidirsi con la cottura.
La riscoperta del foraging
La versione moderna dell’antica scienza detta amilurgia è rappresentata dal foraging: la prima era la scienza che anticamente studiava l’utilizzo alimentare delle piante selvatiche commestibili, soprattutto per far fronte a momenti di carestia o povertà; il secondo continua a essere la pratica di raccogliere e cucinare piante edibili spontanee, ma non più a scopo di sostentamento; piuttosto per appagare un desiderio di ricongiungersi alla natura e dare un tocco originale, divertente e salutare alla propria cucina.
Ciò che è cambiato è che ormai l’impiego culinario delle piante selvatiche può fare affidamento su conoscenze più vaste che permettono di sfruttare al meglio le proprietà degli alimenti spontanei offerti dalla natura. Queste nuove conoscenze hanno portato a rivalutare quelle che per molto tempo sono state considerate erroneamente le “sorelle povere” delle verdure coltivate e alle “erbe domestiche”, rispetto alle quali non hanno nulla da invidiare per quanto riguarda versatilità, proprietà nutrizionali e caratteristiche organolettiche.
I vantaggi dell’alimentazione wild
Aggiungere fiori ed erbe spontanee (ma anche radici e cortecce) come ingrediente ai piatti più tradizionali permette di arricchire la propria alimentazione dal punto di vista nutrizionale, con un maggiore apporto di sali minerali, vitamine, antiossidanti, acidi organici, fitoestrogeni e grassi buoni rispetto alle corrispondenti varietà raccolte nell’orto.
In più praticare il foraging permette di portare in tavola sapori sconosciuti e al tempo stesso di riscoprire i sapori più naturali legati al territorio e imparare a rispettare la stagionalità dei prodotti della natura. Esiste infatti un vero e proprio “calendario” delle erbe spontanee, la cui disponibilità cambia non solo in base all’altitudine e alle altre caratteristiche ambientali, ma soprattutto in base al periodo dell’anno.
Anche quelle perenni hanno di solito un “momento balsamico”, cioè una fase in cui la pianta è al massimo della sua potenzialità in termini di concentrazione di principi attivi. Saperlo è importante per aggiungere al piacere di raccogliere in prima persona gli ingredienti da portare in cucina tutti i vantaggi di un’alimentazione varia e ricca di nutrienti e sapori al massimo della loro intensità.
Un primo passo per rinunciare al cibo artificiale
L’attuale riavvicinamento alla natura può rappresentare il primo passo verso una progressiva rinuncia (o quantomeno a una decisa riduzione) al ricorso quotidiano a cibi industriali e iper processati, che sempre più studi confermano come una delle più significative cause di disturbi di salute legati all’alimentazione.
Rinunciare del tutto sarà quasi impossibile, soprattutto, alla luce della frenesia della vita moderna e delle “comodità” a cui la GDO ci ha abituati, ma non è mai troppo tardi per prendere coscienza del fatto che l’insalata non cresce nella busta e che le fragole di dicembre sono anacronistiche!