Cambio del Cognome dopo il Divorzio: Procedura e Considerazioni Legali

Prima del 1° gennaio 2013, chi aveva modificato il proprio cognome in occasione del matrimonio manteneva tale nome anche dopo il divorzio. Tuttavia, poteva richiedere all’ufficiale di stato civile di tornare al cognome da nubile o celibe entro un anno dalla conclusione del divorzio. Oggi, la legge stabilisce che la consorte aggiunga al suo cognome quello del marito e lo mantenga anche in stato vedovile, finché non si risposi. Tuttavia, questa norma non specifica che la moglie abbia l’obbligo di assumere il cognome del marito, ma solo il diritto. In realtà, la moglie è identificata col suo cognome da nubile, non con quello del consorte; quindi, l’assegnazione del cognome del marito è facoltativa.

Considerando che l’aggiunta del cognome del marito è ormai rara, è importante precisare che la moglie, nell’iter di divorzio, ha la possibilità di chiedere al giudice di mantenere il cognome del consorte insieme al proprio, se esiste un suo interesse o un interesse dei figli che meriti protezione. Ma qual è l’orientamento della giurisprudenza? La giurisprudenza ha stabilito che l’interesse a mantenere il cognome del coniuge dopo il divorzio meriti protezione se riguarda l’ambito del lavoro professionale, commerciale o artistico della moglie, oppure considerando profili di identificazione sociale e di vita relazionale meritevoli di tutela, oltre a particolari profili morali o considerazioni riguardanti i figli. Infatti, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21706 del 2015 ha stabilito che l’interesse a conservare il cognome coniugale meriti apprezzamento, tanto più tempo si sia “usato” il cognome del coniuge, poiché garantire la continuità delle modalità di identificazione della persona è un interesse che merita positiva valutazione, tranne nel caso in cui il coniuge sia contrario.

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È possibile cambiare il cognome dopo il divorzio?

In caso di divorzio o di morte del coniuge, il partner sopravvissuto conserva il cognome assunto. Anche in questo caso, tuttavia, può comunicare all’ufficio di stato civile di voler ripristinare il proprio cognome da nubile o celibe. Lo stesso vale per le unioni di fatto registrate.

Quali motivi possono giustificare il cambiamento del cognome?

La modifica può essere autorizzata se esiste un motivo “degno di rispetto“. Dal 1° gennaio 2022 è possibile cambiare il nome anche in relazione al genere. Chiunque sia convinto che non combaci il sesso indicato nei registri, può dichiarare la modifica del sesso e, così facendo, inserire i nuovi nomi nei registri statali.

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Quali sono i motivi considerati “dignitosi”?

Un motivo è tale se il cognome causa svantaggi o inconvenienti a chi lo porta e ostacola lo sviluppo personale, ad esempio nella ricerca di un lavoro o di una casa. I motivi per effettuare la modifica del cognome non possono essere futili, ma devono essere comprensibili. Di fronte a un caso specifico, stabilire se esiste un motivo per cambiare il nome è una questione personale e discrezionale e la decisione spetta alle autorità. Si può distinguere tra cognomi che penalizzano obiettivamente e soggettivamente. Sono penalizzanti oggettivamente i cognomi che, nella percezione generale, sono considerati ridicoli o indecenti e mettono chi li porta in ridicolo. Sono penalizzanti soggettivamente i cognomi considerati tali solo da chi li porta; di conseguenza, il motivo deve essere di natura completamente personale.