L’esotico a portata di forchetta

Tra moda, curiosità, cosmopolitismo culinario e internazionalizzazione del gusto, la cucina etnica è sempre più apprezzata dai palati occidentali e fra le tradizioni gastronomiche di più antica adozione e di maggiore diffusione c’è quella indiana. L’ingrediente immancabile? Ovviamente le spezie: molto più di un semplice ingrediente; piuttosto un vero e proprio simbolo di una cultura esotica ma sempre più vicina a noi.

Un mix di sapori, colori e profumi

I piatti indiani si caratterizzano per la ricchezza dei colori, l’intensità dei profumi e l’armonia magica dei tanti ingredienti che li compongono. Un emblema di questo arcobaleno multisensoriale è il pollo al curry, una ricetta capace di nobilitare la carne bianca ed esaltarne il sapore attraverso un condimento complesso, declinabile in diverse varianti, ma per fortuna ormai disponibile già pronto e comodamente acquistabile al supermercato, nei negozi specializzati in prodotti etnici e negli shop online.

L’India prêt-à-porter

Quello che comunemente viene chiamato “curry” è in realtà una miscela di spezie in polvere, tra cui sono inclusi: la curcuma (generalmente il costituente principale), i semi di cumino, di senape, di coriandolo e di fieno greco, lo zenzero, la cannella, la noce moscata, il pepe nero, il peperoncino e, appunto, le foglie di curry, ovvero un piccolo albero di originario del sud ovest asiatico. Poiché questi ingredienti possono essere mixati in proporzioni variabili, il risultato sono miscele aromatiche diverse per colore e sfumature di sapore (in India ogni famiglia ha la propria ricetta!). In particolare, uno dei criteri per distinguere i vari curry è il livello di piccantezza. La miscela più piccante in commercio è il curry rosso, seguito da quello verde e infine da quello giallo, più blando e adatto anche ai palati non abituati al cibo troppo “spicy”!

Una polvere ricca di proprietà

Grazie all’importante varietà di spezie che lo compongono al curry sono riconosciute molte proprietà benefiche: in particolare è ricco di pigmenti antiossidanti, principi attivi che, oltre ad essere responsabili delle sue colorazioni caratteristiche, contrastano lo stress ossidativo, riducono le infiammazioni e contribuiscono al rinnovamento cellulare. Tra questi c’è la cumarina, il principio attivo della curcuma, che riesce a bloccare la produzione di alcune molecole dannose per l’organismo e in grado di migliorare la salute cardiovascolare. Un’altra sostanza considerata estremamente utile per il benessere dell’organismo è la quercetina, uno dei più potenti antiossidanti esistenti in natura, che agisce come elisir antinfiammatorio, anti invecchiamento e antivirale, ma non viene naturalmente prodotto dal corpo e quindi deve essere introdotto attraverso il consumo di alimenti (in particolare  frutta e verdura) che lo contengono sotto forma di pigmento (responsabile del loro colore intenso). Anche il cumino è considerato responsabile di effetti positivi che riguardano soprattutto l’apparato digerente: in particolare la lotta al meteorismo e al gonfiore addominale. Infine, grazie alla presenza di zenzero e peperoncino, il curry stimola l’attività gastrica e la termogenesi, che sembrerebbe favorire il consumo di calorie, mentre la cannella lenisce il senso di fame e aiuta a mantenere stabile la glicemia dopo i pasti.

Il contorno ideale

Trattandosi di un piatto estremamente saporito e ricco di aromi, il pollo al curry, al pari di tutti i piatti che contengono questo mix di spezie (come il curry di verdure, quello di manzo o quelli che coniugano carne e pesce, soprattutto gamberi), richiede un contorno semplice, che non crei dissonanze di gusto e anzi, funga da base neutra per stemperarne l’intensità. Riso bianco bollito (spesso di varietà pilaf e talvolta condito con del latte di cocco), cous cous sono l’ideale, perché in grado di assorbire il sughetto che si genera durante la cottura e di rendere indimenticabile ogni boccone.

Curry o Garam Masala?

Dal punto di vista lessicale, in Occidente c’è grande confusione rispetto a quello che viene comunemente definito “curry”. Quest’ultimo infatti è un termine british-indian, ovvero coniato dagli anglosassoni in epoca coloniale per indicare una miscela di spezie in polvere che, nel luogo di origine, viene in realtà chiamata propriamente “Masala”. Infatti la parola “curry” deriva dall’indiano Kari, il nome di una pianta (Murraya koenigii), ingrediente fondamentale del Kari masala. Importando in Occidente questo preparato aromatico, gli inglesi separarono gli ingredienti secchi (più conservabili) da quello umidi (meno durevoli) e aggiunsero altre spezie aromatiche (come aglio e zenzero) non presenti nella versione originale. Dunque il “curry” come lo conosciamo noi, è un’invenzione occidentale, ma ciò non gli impedisce di consentire un vero e proprio viaggio andata e ritorno verso l’India e tutto l’Oriente, senza muoversi da casa!